OK alla Camera per il DL Ambiente: luci e ombre
Approvato alla Camera il DL Ambiente. Fratin: “Chiarezza e regole più semplici”, ma restano alcune ombre.
Il Decreto Legge Ambiente, proposto dal Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Pichetto Fratin lo scorso ottobre, è stato approvato alla Camera ieri 10 dicembre 2024 con 196 voti favorevoli e 103 contrari (4 gli astenuti).
La dicitura in Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana recita testualmente: “Disposizioni urgenti per la tutela ambientale del Paese, la razionalizzazione dei procedimenti di valutazione e autorizzazione ambientale, la promozione dell’economia circolare, l’attuazione di interventi in materia di bonifiche di siti contaminati e dissesto idrogeologico. (24G00174)”. Inoltre, la formula “Ritenuta la straordinaria necessità e urgenza di…” viene ripetuta per ben 6 volte nel preambolo, dopo una sfilza lunghissima di “visto il DL” tale o la disposizione tal altra.
Considerato il fatto che il DL è per sua natura una disposizione urgente, la prima domanda che vien da porsi ad un profano del linguaggio giuridico è: perché, visti tutti questi decreti e leggi che da decenni stanno evidenziando la necessità di fare cose, vi riducete solo ora a legiferare ammettendo che la situazione è straordinariamente urgente? E di fatto cosa è stato stabilito?
Cosa stabilisce il DL Ambiente
Il Sole 24 Ore riporta da RADIOCOR (10-12-24 15:51:39 (0466)ENE,GOV,PA 5 NNNN):
Il decreto legge introduce misure urgenti per la tutela ambientale del Paese, la razionalizzazione dei procedimenti di valutazione e autorizzazione ambientale, la promozione dell’economia circolare, l’attuazione di interventi in materia di bonifiche di siti contaminati e dissesto idrogeologico. Vengono, tra l’altro, previsti la semplificazione della disciplina delle valutazioni ambientali, dando priorita’ a progetti strategici come il geostoccaggio di CO2; il rafforzamento dei poteri del commissario unico per la gestione del riuso delle acque reflue urbane; e modifiche specifiche relative all’acquedotto pugliese. E’ inoltre abrogato il piano Pitesai, limitando pertanto nuovi permessi per l’estrazione di idrocarburi, mentre si promuove il riuso e il riciclo dei rifiuti e vengono rafforzate le misure contro il dissesto idrogeologico con risorse aggiuntive e semplificazioni per le bonifiche.
Tra le novita’ approvate in Commissione figurano l’estensione dal 2024 a tutto il 2025 della autorizzazione a Cdp di concedere finanziamenti entro un limite massimo di 500 milioni per sostenere iniziative e progetti promossi nell’ambito del Piano Mattei, con particolare attenzione all'”obiettivo di coniugare le esigenze di sicurezza energetica con quelle della tutela ambientale, mediante lo sviluppo di infrastrutture sostenibili e la riduzione delle emissioni di gas serra”. Si’ anche alla proposta relativa allo stoccaggio di gas da parte del Gse: la relativa vendita non dovra’ piu’ avvenire entro una data specifica ma “nei termini e con modalita’ stabiliti con atto di indirizzo del ministro dell’ambiente e della Sicurezza energetica”. Inoltre si prevede un termine piu’ lungo per la restituzione delle risorse trasferite al Gse a titolo di prestito infruttifero. Altra misura approvata riguarda il Conai e i rifiuti da imballaggio. (Bof-Nep)
Il commento di Economia Circolare: “Tutto qui?”
Dunque sembrerebbe che qualcosa si stia muovendo, che finalmente abbiano sortito effetto le sollecitazioni provenienti da più direzioni perché le istituzioni corrano ai rimedi per sanare disastri ambientali vecchi e nuovi. Tuttavia, nonostante i toni enfatici del MASE e la soddisfazione della vice ministra Vannia Gava, particolarmente attiva a sostegno del DL, la testata Economia Circolare mette in luce alcuni dubbi e si chiede: “Tutto qui?”.
Ad esempio il “rafforzamento dell’Albo dei Gestori Ambientali” consiste nella nomina di due nuovi membri, scelti con un decreto del MASE, “uno designato dalle organizzazioni rappresentative della categoria degli autotrasportatori e uno designato dalle organizzazioni rappresentative dei gestori dei rifiuti”.
Inoltre rispetto alla bozza del decreto legge che circolava a settembre sono scomparse due misure relative ai RAEE. Nella prima si prevedeva l’obbligo per i sistemi collettivi di allestire campagne di comunicazione e di sensibilizzazione sull’importanza della raccolta, destinando a tali campagne almeno il 3% dei ricavi dell’anno precedente e presentando poi una “relazione dettagliata” con i programmi di comunicazione e i costi sostenuti. Nella seconda misura si prevedevano indicazioni dettagliate per i distributori affinché finalmente potessero decollare i sistemi di ritiro RAEE “uno contro uno” e “uno contro zero”. Tutto da rifare.
L’altra ombra del DL Ambiente riguarda l’energia
Un altro dubbio sollevato da Economia Circolare riguarda le disposizioni per l’energia nel DL Ambiente. Di fatto Fratin in un’intervista a Sole 24 Ore ha sottolineato come la priorità del MASE fosse quella di accelerare la valutazione degli impatti ambientali che riguardano le rinnovabili in modo da raggiungere i target fissati per il 2030. Per questo è stato stabilito un nuovo ordine di priorità per la valutazione dei progetti che metterebbe al primo posto quelli “di preminente interesse strategico nazionale”. Economia Circolare si domanda: “Si può dedurre che verranno privilegiati i mega-progetti a scapito dei territori e dell’energia diffusa? Impossibile dirlo con certezza al momento anche se il dubbio resta.”
Il tutto a maggior ragione se messo a confronto con il divieto della ricerca di depositi di gas in Adriatico che ha visto accorciare le distanze delle piattaforme da 12 a 9 km dalla costa, a patto che “si tratti di pratiche già sotto esame del MASE e in cui siano state stimate riserve superiori a 500 milioni di metri cubi. Di fatto questa norma intende incentivare le estrazioni di gas in alto Adriatico da utilizzare nelle industrie del Nord Italia per avere un prezzo dell’energia calmierato.
L’ultimo dubbio sollevato da Economia Circolare riguarda riferimenti impliciti o mancanti. Uno dei temi è quello del nucleare non menzionato ma paventato, come illustrato da Legambiente e Greenpeace in un articolo del Manifesto. Altro neo, denunciato da associazioni di rinnovabili off-shore, è la menzione esclusiva degli impianti di rinnovabili on-shore, cioè su terraferma, con conseguente esclusione di quelli eolici a largo.
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