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Jeffrey Sachs e le sfide globali: appello per una governance mondiale dalla conferenza di Roma

Jeffrey Sachs e le sfide globali: appello per una governance mondiale dalla conferenza di Roma

L’intervento dell’economista statunitense Jeffrey Sachs e le sfide globali sono stati al centro del partecipatissimo evento organizzato da Othernews e Università per la Pace delle Nazioni Unite.

di Cecilia Capanna

Il 18 marzo 2025, a Palazzo Falletti di Roma, si è tenuta una conferenza sullo stato del mondo con personalità di altissimo livello. Hanno pensato e organizzato l’evento il giornalista Roberto Savio, fondatore e Presidente di Othernews, e l’Università per la Pace delle Nazioni Unite, prossima all’apertura della sua  nuova sede romana. Ospite d’onore, l’economista statunitense Jeffrey Sachs, ha offerto una riflessione penetrante e urgente sui grandi problemi globali che mettono a rischio il futuro dell’umanità. Il suo intervento ha toccato tematiche fondamentali, dalla geopolitica all’ambiente, dall’intelligenza artificiale alla governance mondiale.

Jeffrey Sachs e le sfide globali: le 4 criticità 

Sachs ha elencato e spiegato le 4 criticità principali che l’umanità si trova a dover affrontare in un tempo le cui difficoltà sono senza precedenti. 

1 – L’ascesa del Sud del mondo

Sachs ha iniziato il suo discorso evidenziando un dato che l’Occidente non ha ancora ben percepito: il Sud globale — in particolare l’Asia — sta vivendo una fase di crescita, ottimismo e sviluppo che contrasta con il pessimismo diffuso in Europa e negli Stati Uniti. Ha citato l’India, ad oggi il paese più popoloso del mondo, e soprattutto la Cina. 

2 – Il crollo della supremazia degli USA

L’economia cinese è cresciuta a ritmi del 10% annuo tra il 1992 e il 2020, portando alla nascita di mega-città con oltre 30 milioni di abitanti. Questo cambiamento storico sta generando ansia nelle élite americane, spaventate dalla prospettiva di perdere la leadership globale. Secondo Sachs, la guerra dei dazi e la retorica aggressiva nei confronti della Cina rappresentano reazioni compulsive e nevrotiche a questo nuovo ordine multipolare. Gli Stati Uniti sono sull’orlo del crollo e sono consapevoli che stanno perdendo la supremazia mondiale di cui hanno goduto dal 1945. 

3 – Tecnologia: progresso senza regole

Un altro tema centrale che Jeffrey Sachs ha affrontato riguarda lo sviluppo velocissimo e incontrollato della tecnologia. Dall’invenzione del transistor al boom dell’intelligenza artificiale, i progressi sono stati straordinari, ma anche pericolosi. È evidente – dice Sachs – che le applicazioni geopolitiche e militari della tecnologia e le loro chiare logiche di profitto, dimostrano che non sono finalizzate al bene comune. È un sistema dove “comanda il fare soldi” e che, se non regolato, rischia di condurre a catastrofi su scala globale.

4 – Ambiente e cambiamento climatico: urgenza dimenticata

Sachs ha poi parlato della crisi climatica come di un’emergenza esistenziale. Ha criticato duramente la lentezza dei governi, in particolare degli Stati Uniti, nel rispondere a questa sfida. Il fallimento politico nel gestire la crisi ambientale potrebbe portare al collasso dei sistemi biologici globali. “Trump non capisce uno iota di ambiente”, ha dichiarato, sottolineando l’assurdità di anteporre l’interesse economico alla sopravvivenza del pianeta.

L’appello per una nuova governance mondiale

Affrontando il tema della pandemia, Sachs ha espresso un’opinione controversa sull’origine del Covid-19. Secondo le sue ricerche, infatti, il virus ha visto la luce in laboratorio in Nord Carolina e poi accidentalmente è approdato in Cina. Ma il punto centrale resta un altro: il mondo ha reagito in modo disorganico e divisivo a una crisi che richiedeva unità e collaborazione. È mancata, e continua a mancare, una governance globalel’unica via possibile per affrontare problemi planetari.

Jeffrey Sachs ha ribadito con forza che le grandi sfide globali non possono essere affrontate con le strutture politiche attuali basate sulla sovranità nazionale e sulla competizione tra potenze armate. Serve una governance globale forte, efficace, equa.

L’Europa come esempio mancato

Pur riconoscendo che l’Europa è tra le regioni del mondo con i sistemi democratici e sociali migliori, Sachs ha criticato la sua mancanza di indipendenza strategica, economica e soprattutto militare dagli Stati Uniti.

“Il mondo è ancora governato da chi ha più armi e più potere economico e l’Europa non ha ancora trovato il coraggio e l’indipendenza necessarie per cambiare rotta”.

La presenza militare americana in Europa:

  • Le basi NATO in Europa sono circa 240, di cui ben 120, (la metà!), in Italia; 
  • Le basi USA nel continente europeo sono circa 452, suddivise tra esercito (219), marina (53) e aviazione (180). Di queste 49 sono sul territorio italiano; 
  • Nel 2024 gli Stati Uniti hanno inviato circa 100.000 soldati in Europa, il numero più elevato dal 2005. Di questi, oltre 12.000 sono sul suolo italiano.
  • Infine, la NATO ha recentemente aggiornato i suoi piani di difesa per mobilitare fino a 800.000 soldati in Europa, in risposta alle crescenti minacce. 

Sachs argomenta che l’Europa, lungi dall’essere parassita degli USA come l’hanno definita Trump, Vance e Hegseth, troppo spesso è rimasta a guardare. Troppo spesso ha perso occasioni per dire la sua e rinforzare la sua presenza, mentre è rimasta dipendente dagli Stati Uniti. Li ha lasciati fare, inerte e inerme.

Si domanda: perchè l’Italia non ha gentilmente rimandato a casa le forze armate americane nel 1991 dopo il collasso dell’URSS? Dov’era l’Europa nel 2014 quando cominciavano I problemi con Putin? Dov’è l’Europa oggi quando si parla di crisi climatica? Perché l’Eu non prende in mano la trattativa e non si siede con Putin per discutere la pace? 

Morale: secondo Jeffrey Sachs, l’Europa dovrebbe ringraziare e salutare le forze militari NATO e statunitensi presenti sul suo territorio, invitandole al disimpegno. Non prima, ovviamente, di essersi organizzata militarmente costituendo il proprio esercito comunitario per la difesa e la sicurezza del continente.

Le tre mosse politiche dell’Ue per affrontare le sfide globali

Jeffrey Sachs dunque esorta l’Ue ad essere attrice concreta nella soluzione delle sfide globali. Ma cosa dovrebbe fare? La risposta arriva veloce e chiara: oltre a investire in una propria difesa indipendente da USA e NATO, l’Unione europea dovrebbe mettere in pratica una diplomazia attiva. Contemporaneamente, l’Europa dovrebbe assumere il ruolo di leader della transizione energetica mondiale attraverso un’economia verde e sostenibile.

Per Sachs, rafforzare la diplomazia multilaterale e aprire canali di dialogo soprattutto con Cina e Russia è un passo necessario e fondamentale. Non si può pensare di risolvere i problemi globali senza intensificare il dialogo a livello internazionale con tutti i Paesi e sciogliere le tensioni.

L’economista statunitense ha infine insistito su un’altra necessità, ancora più urgente: L’UE deve investire seriamente in un Green Deal comunitario, che preveda innovazione digitale ed economia sostenibili.

Durante tutto il suo intervento, Jeffrey Sachs è stato chiaro: non si può affrontare un mondo interconnesso con risposte nazionali. Occorre un cambio di paradigma che ponga al centro la cooperazione, la diplomazia, il multilateralismo e la sostenibilità. L’alternativa è un mondo sempre più frammentato, diseguale e sull’orlo del collasso. 

La conferenza di Roma non è stata solo l’occasione di trattare in modo accademico temi urgenti da parte di giganti del pensiero globalista, ma una chiamata all’azione. Il messaggio è netto: o mettiamo in pratica una nuova governance mondiale o rischiamo di non avere un futuro.

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