Smart working come supporto all’abbattimento delle emissioni
Ultimamente, a causa degli eventi pandemici dell’ultimo anno, si sta affermando sempre di più la modalità di lavoro in smart working, anche chiamata telelavoro.
Di cosa si tratta? Semplice: come suggerisce anche la parola, si tratta di lavoro gestibile da qualsiasi posto senza dover per forza recarsi fisicamente nella sede fisica. Per svolgerlo, bisogna avere un pc fisso, un tablet o un telefono, a seconda del lavoro che si fa; ad esempio, un’insegnante può svolgere la Didattica a Distanza con un pc ed incontrare i suoi studenti virtualmente, mentre un dipendente aziendale può gestire i suoi clienti da casa tramite cellulare e pc.
Smart working e benefici dell’ambiente
I benefici principali del “lavoro intelligente” riguardano tre aree in particolare: quella personale, quella aziendale e infine quella ambientale.
Partendo dalla prima, si riesce ad avere del tempo in più per sè stessi. Infatti, per lavorare da casa non si effettuano spostamenti con i mezzi. Secondo i dati, due giorni di smart working liberano fino a 172 ore annuali, ossia 21 giorni.
I benefici per un’azienda, invece, riguardano senza dubbio la riduzione dei costi; infatti, lavorando da casa non ci sono costi eccessivi di utenze o manutenzioni, che di solito si aggirano attorno al 20/30% dei costi annuali.
Ultimo ma non per importanza, l’ambiente. Sicuramente, il telelavoro porta ad una diminuzione delle emissioni. Questo perchè non ci si deve spostare più così frequentemente per raggiungere il posto di lavoro. Quindi, ridurre i mezzi che sono in circolo riduce le emissioni di CO2.
Secondo uno studio condotto dal Politecnico di Milano, si stimano quasi 400 kg di CO2 non dispersi nell’aria, all’anno, per ogni singola persona che va al lavoro.
Beh, possiamo dire che se in questi mesi avete lavorato in smart a causa del lockdown, sicuramente avete inquinato di meno.