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Cambiamento climatico
Il cibo e il cambiamento climatico: riduzione degli allevamenti intensivi

Il cibo e il cambiamento climatico: riduzione degli allevamenti intensivi

Quanto è responsabile il settore agricolo dell’inquinamento? Secondo i dati, solo il 17% delle emissioni deriva dagli allevamenti intensivi. Quindi, in vista di un cambiamento climatico, ridurli sarebbe una mossa efficace.

Il discorso è molto semplice: il settore zootecnico, solo in Europa, emette quasi 500 milioni di tonnellate di CO2 in un anno. Per di più, le emissioni che provengono dagli allevamenti sono aumentate del 6% tra il 2007 e il 2018. 

In altre parole, questo significa che stiamo assistendo ad una produzione intensiva di carne e latticini.

Perchè ridurre gli allevamenti intensivi?

Innanzitutto, il surriscaldamento è determinato dalla presenza eccessiva di CO2 e metano nell’atmosfera; in ordine, il metano è il secondo gas più inquinante. Chimicamente, poi, è 28 volte più potente della CO2 nell’intrappolare il calore in 100 anni. E più della metà del metano presente nell’atmosfera è dovuto alle attività intraprese dall’uomo; tra queste, quelle relative al settore zootecnico.

Quindi, ridurre gli allevamenti intensivi è utile per un miglioramento del clima. Secondo una stima, i risultati più importanti si otterrebbero se si riducesse il consumo di carne e prodotti di origine animale di almeno il 50% rispetto a quanto sono consumate ora.

Cambiamento climatico: altri accorgimenti

Bisogna anche tenere conto che, per migliorare la condizione ambientale, ridurre gli allevamenti intensivi aiuterebbe anche alla prevenzione di nuove pandemie; infatti, circa il 73% di tutte le malattie infettive emergenti ha origine animale.

Infine, i prodotti dovrebbero essere sviluppati in sistemi maggiormente rispettosi del benessere degli animali. Tra questi, la tecnica dell’allevamento all’aperto o l’allevamento biologico.

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